JOHN LOCKE.

John Locke (Ritratto)

Nacque a Wrington nei pressi di Bristol nel 1632.
Studiò all'Università di Oxford, dove successivamente v'insegnò greco e retorica e fu censore di economia morale.
Anche la formazione intellettuale di Locke deve molto alla tradizione empiristica inglese di Bacone e al pensiero francese dell'epoca; il ruolo centrale della sua filosofia è lo studio della scienza della natura.
Locke che conosce e pratica la medicina,entra in contatto con i più prestigiosi ambienti della Royal Society (Accademia scientifica inglese)e in particolare con lo scienziato R.Boyle,sostenitore della teoria corpuscolare della materia; l'ispirazione antidogmatica e sperimentale che anima questi ambienti intellettuali è alla base della filosofia di Locke e in particolare del suo "Saggio sull'intelletto umano". La critica della sostanza e delle idee innate rappresenta il fulcro centrale dell'empirismo di Locke che propone una filosofia più vicina al modello di scienza proposto da Newton e (in parte) da Bacone.
Il pensiero di Locke si associa al liberalismo politico, ossia a una filosofia che lascia ampio spazio all'iniziativa individuale, progettando un modello di società di cui nessuno è il portavoce della verità e le opinioni del singolo non possono essere prevaricate da volontà superiori (stato laico nel quale ognuno esprime le sue idee anche se contrarie a quelle del re; si sta formando una nuova classe sociale,"la borghesia").

CRITICA DELLE IDEE INNATE

"Nulla è nell'intelletto che prima non sia stato nei sensi". Locke esprime l'idea secondo cui la mente è in origine una "tabula rasa", un foglio bianco, e ogni nostra conoscenza deriva dalla capacità dell'intelletto di combinare le idee che sono nella nostra mente; le idee elementari, dette idee semplici, non sono create dall'intelletto ma provengono dai sensi.
Contrariamente a quanto aveva affermato Cartesio per Locke non vi sono "idee innate":"ogni conoscenza nasce dall'esperienza e ogni tentativo di andare oltre a ciò che i sensi ci rivelano non potrà che metter capo a un sapere vuoto e illusorio".
Tipiche idee innate difese dai razionalisti sono quelle logiche espresse dai principi di identità e non-contraddizione e quelle matematiche che spiegano la natura a priori di aritmetica e geometria; a ciò si aggiunge una serie di giudizi etici, considerati da molti universali (es.la massima che chiede di non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi).
Per Locke tali affermazioni ci appaiono universali e indipendenti dall'esperienza perchè le abbiamo assimilate nella nostra primissima infanzia senza renderci conto della loro origine. Esse esprimono il peso della tradizione lasciata in eredità dai nostri antenati, ma non hanno di per sè nessuna garanzia di verità.
L'Empirismo di Locke ha quindi una funzione anti-autoritaria, considerando le idee innate come prodotto di una accettazione della tradizione e il rimando all'esperienza suona come un richiamo alla necessità di verificare autonomamente e criticamente anche le conoscenze apparentemente più salde.
Sensazione e riflessione danno origine alle idee semplici, chiare, distinte e indefinibili (es.idea di "rosso" non si definisce, la si può sperimentare), le quali a loro volta possono essere combinate in vario modo, producendo così le idee complesse o idee astratte.
Non possiamo influenzare le idee semplici mentre le idee complesse sono prodotte dalla libera azione della mente.

CRITICA ALL'IDEA DI SOSTANZA

Tra leidee complesse che la mente è in grado di produrre, ruolo centrale in filosofia ha quella di "sostanza", ovvero del presunto substrato che sarebbe al di là dell'esperienza come sua causa occulta.
Per Locke, le idee di sostanza sono solo collezioni di idee semplici;
l'idea di "oro" è formata da certe caratteristiche, di colore, peso, duttilità, malleabilità, ecc. e se tagliamo tali componenti non resta nulla. Usando le parole di Locke nel suo "Saggio":
"In tutti i casi in cui adoperiamo parole senza avere idee chiare e distinte, parliamo come bambini; i quali, quando si chiede loro che cosa è una tal cosa e non lo sanno, facilmente danno la risposta soddisfacente che è qualcosa [...] L'Idea quindi alla quale diamo il nome generale di sostanza, non è altro che il sostegno supposto ma sconosciuto di quelle qualità che scopriamo esistenti, che non possiamo immaginare sussistano sine re substante, senza qualcosa per sostenerle; e perciò chiamiamo quel sostegno "substanzia".
Unito al problema della sostanza vi è quello dell'essenza. Per la filosofia antica essa coincideva con la sostanza. Locke scrive che l'essenza reale sarebbe l'essere stesso di una cosa ossia quel "ciò per cui essa è quello che è".
Ma tale essenza reale ci resta sconosciuta. Quella che invece noi conosciamo è l'essenza nominale che consiste in quell'insieme di qualità che noi abbiamo stabilito che una cosa debba avere per essere chiamata con quel nome.
"Questo è il termine che serve meglio, credo, per rappresentare qualunque cosa che è l'oggetto dell'intelletto umano quando un uomo pensa".

Autori:
Anna Maria CINCO
Maria FILI'
Giuseppina LUNETTA